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Channel: Bici in famiglia – Viaggi e vacanze in bicicletta per tutte le gambe | Viagginbici
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FAVIGNANA, LA FARFALLA DA SCOPRIRE IN BICICLETTA

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ciclista a favignana

Aereo, pullman, aliscafo. E in tre passi dalla grande città sei a Favignana, la piccola perla delle Egadi a forma di farfalla. Qui ogni cosa sembra pensata per il benessere del cicloturista. L’isola infatti ha dimensioni ridotte (33 km di perimetro), ha un clima benevolo (mai troppo caldo anche d’estate grazie al favonio, il vento da cui prende il nome l’isola) ed è quasi del tutto pianeggiante, se si esclude il monte Santa Caterina (alto 314 metri) che taglia l’isola a metà e sulla cui sommità troneggia l’omonimo castello.

Impossibile dunque resistere al suo richiamo per chi ama il mare e le vacanze in bicicletta ma non è particolarmente allenato o non possiede un fisico d’acciaio. Favignana è per tutti, accogliente e benevola soprattutto con le famiglie con bambini al seguito, i quali possono essere trasportati negli appositi seggiolini o, se un po’ più grandini, pedalare in autonomia per le vie mai troppo trafficate dell’isola.

Gli esperti dicono che, considerate le sue dimensioni, per visitare tutte le spiagge e le calette bastano due giorni ma in base alla mia esperienza credo che avere 4-5 giorni a disposizione può far la differenza tra un’esperienza di viaggio frettolosa e incompleta e il senso di appagamento e relax che si può ottenere entrando poco a poco nei ritmi quotidiani della vita isolana.

La giornata tipo a Favignana inizia subito nel modo giusto, con una colazione a base di brioche al pistacchio, granite, cannoli o dolci alla pasta di mandorle e alla crema. Questo momento di beata dolcezza si può trascorrere nei bar che affacciano sulle meravigliose piazzette del paese o anche in casa, procurandosi tutto l’occorrente nei tanti forni presenti. Per bruciare tutte le calorie introdotte, niente di meglio poi di un’escursione in bici alla scoperta delle meravigliose spiagge e calette offerte dall’isola, la quale fa parte dell’area marina protetta più grande d’Europa.

C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Partendo dal paese e andando verso est molto suggestiva è Punta San Nicola, una bella caletta che si trova dietro al cimitero e ad un’area archeologica ospitante la Grotta del Pozzo, utilizzata a scopo rituale già al tempo dei fenici e poi dei romani, per poi essere adibita a dispensa e stalla per animali in epoca moderna.

Proseguendo lungo la costa si arriva a Cala Rossa, uno dei luoghi più suggestivi dell’isola, spiaggia premiata nel 2014 come la più bella d’Italia dal sito Skyscanner. La particolarità del luogo è la presenza di un gran numero di ex cave di calcarenite (sull’isola chiamata a torto “tufo”) vecchie di millenni (visto che i fenici già utilizzavano questo materiale da costruzione), le quali danno al paesaggio un non so che di surreale e fiabesco. In realtà, l’intera parte est dell’isola è disseminata di cave simili, che molto spesso ospitano splendidi e rinfrescanti giardini ipogei, come quelli -visitabili- di Villa Margherita.

Continuando a pedalare si arriva alla spiaggia del Bue Marino, anch’essa abbellita da ex cave e da un paesaggio vagamente lunare. Il mare, come sempre, è eccezionalmente limpido e pieno di vita.

Proseguendo verso sud troviamo Cala Azzurra, una selvaggia piccola baia con fondale sabbioso e acque cristalline, che, come tutte le spiagge più famose, ha un comodo accesso e coste rocciose rese “soffici” da foglie secche di posedonia portate qui dalle mareggiate. Un toccasana per sdraiarsi comodamente anche sugli scogli.

Tra una pedalata e un tuffo sarà bene parlare a questo punto anche del pranzo. Per non appesantirsi, consiglio di optare per una limonata fatta con veri limoni di Sicilia, un pane “cunzato” (panino ripieno di pomodori secchi, capperi, acciughe, olio, ricotta salata) e una colorata macedonia, da consumare in uno dei (non troppo numerosi) chioschi dell’isola.

Proseguendo il nostro viaggio lungo la costa a sud dell’isola troviamo un tratto fatto di insenature e calette rocciose molto caratteristiche, alcune delle quali hanno grotte e piccoli archi da esplorare. Un luogo ideale se si vuole assaporare un po’ di romantica solitudine. Se invece si è in vena di socialità o avete i bimbi che scalpitano per fare un castello di sabbia, poco più in là c’è Lido Burrone, l’unica spiaggia veramente attrezzata dell’isola, dotata dei confort “balneari” più tradizionali.

alessandro scotti in bicicletta

Dopo il relax in spiaggia e dopo aver visto l’ultimo raggio di sole scomparire dietro l’onnipresente monte Santa Caterina, è tempo di rientrare in paese per la cena. A questo punto le possibilità sono quasi infinite, tutte testate e tutte ottime. Si va dalla pizza al pesce spada e tonno affumicato (napoletana, conditissima, gustosissima), al cartoccio di pesce e verdure fritte, ai piatti più elaborati offerti dai tanti ristoranti dell’isola: cous cous di pesce, carpaccio di tonno, spada, busiate (pasta fresca) al pesto trapanese, busiate con bottarga di tonno, etc.

Come avrete capito il tonno qui è un’istituzione, rappresentata dallo stabilimento Florio che si erge -monumentale- di fronte al porto. Una visita (imperdibile) dentro questo gioiello di archeologia industriale è un viaggio nel tempo: in un paio di ore ci si può immergere nel mondo perduto delle tonnare e della lavorazione del tonno, rivivendo -grazie a guide molto preparate- la fatica dei pescatori e degli operai che vi lavoravano, gli odori e la luce di questo luogo così affascinante, oggi risorto ad una nuova vita turistica e culturale dopo la chiusura avvenuta negli anni ’70. La cosa più bella di bella del museo, inaugurato nel 2009, è che, rappresentando un pezzo così importante della storia di Favignana, è vissuto con particolare orgoglio dai suoi dipendenti e da tutti gli isolani. Tra l’altro alcuni tonnaroli e rais (capi delle tonnare) di cui si parla durante la visita sono gli stessi che si possono incontrare di sera nei bar o la mattina presto al porto, all’arrivo dei piccoli pescherecci che vendono il pesce appena pescato.

Ora va detta una cosa. Non sareste dei veri cicloturisti ma soltanto dei vacanzieri della domenica se non affrontaste il “viaggio” nella parte ovest dell’isola, quella alla sinistra del monte Santa Caterina. Ci si arriva o con la strada asfaltata che taglia la montagna per mezzo di una breve galleria o passando per una vecchia via, molto più panoramica, che lambisce la costa. Questa parte di Favignana è senz’altro meno abitata e meno battuta. Può capitarvi, ad esempio, se partite di buon ora, di arrivare nella selvaggia Cala Rotonda per primi, godendovi un paesaggio naturale autentico e bellissimo.

Ma non finisce qui. Un altro po’ di strada ed eccoci al faro di Punta Sottile, un luogo ricco di fascino che offre tramonti da cartolina. Proseguendo si arriva nella remota Cala Faraglioni, il cui accesso è leggermente meno comodo delle altre cale. Ma la fatica, per chi vi arriva, viene subito ripagata dai colori del luogo: turchese, azzurro, blu con dietro il verde e i profumi della macchia mediterranea.

Questa è la tappa finale di un viaggio che è stato memorabile e pieno di sorprese, che ci ha fatto scoprire un’isola dolce e accogliente, bellissima e gentile, di cui ci siamo disperatamente innamorati.

Ultimo suggerimento: se avete un po’ di tempo, se piove, fa troppo caldo o avete bambini amanti della natura, visitate il Centro Primo Soccorso Tartarughe Marine che si trova in paese: potreste fare incontri davvero interessanti!

Ultimissimo suggerimento: il fascino di Favignana dura tutto l’anno, perciò, se potete, evitate di visitarla nel mese di agosto, quando è troppo congestionata e piena di turisti.

Alessandro Scotti

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